A Valenzano la nascita della devozione all’Addolorata fu, molto probabilmente, legata all’istituzione della processione del Venerdì Santo alla fine del XVII secolo, per opera dei Frati Francescani.
In un interessante documento dell’epoca si legge: “Stante che il Venerdì Santo habbiamo da fare una processione, dove vi saranno alcuni misteri della Passione,…supplico V.S. Rev.ma mi farci favore darmi Licenza di poter andare e farla con detti misteri, tanto più che il Signor Arciprete ci favorisce d’accompagnarci”. Tale richiesta fu inoltrata alla Curia Arcivescovile di Bari il 10 aprile 1671 dal Padre Guardiano del Convento di Santa Maria di San Luca, frà Niccolò da Casamassima; il nullaosta arrivò dall’arcivescovo mons. Giovanni Granafei (1666-1683) nello stesso giorno, diretto all’arciprete don Berardino Azzone (1659-1683), il quale doveva partecipare alla processione accompagnato dai sacerdoti capitolari e, probabilmente, anche dalle quattro congreghe allora esistenti (SS. Sacramento, SS. Rosario, Purgatorio, S. Rocco). Il documento è importante perché attesta la nascita della processione dei Misteri a Valenzano. Furono i Frati Francescani che con le loro ricostruzioni visive del dramma della Passione operarono in profondità nello spirito e nella fantasia dei valenzanesi del 1600, cercando nella Mater Dolorosa compartecipazione e consolazione ai loro dolori.
Nel corso del secolo successivo la processione del Venerdì Santo si consolidò e vide aggiungersi alle statue dei Misteri quella dell’Addolorata. La statua che noi oggi veneriamo ed ammiriamo della Vergine dei Dolori, a mezzo busto con viso e mani in legno pregiato e di scuola napoletana, non è stata datata, ma la presenza dello splendido spadino che le trafigge il cuore, in lamina d’argento sbalzata ed in puro stile rococò, attesta la presenza di un simulacro dell’Addolorata già nel XVIII secolo.
Nel 1814, papa Pio VII (1800-1823) istituì ufficialmente nel calendario liturgico la festività della Vergine Addolorata il 15 settembre, estendendo così la devozione anche oltre i riti della Settimana Santa, ai quali il culto era rimasto fino ad allora unito. Le volontà della Santa Sede, che ai primi decenni del 1800 si andavano in tal modo manifestando, si realizzarono ben presto a Valenzano e le nuove efficaci artefici di questo culto mariano, dopo i Frati Minori, furono le Monache Benedettine: queste sopportarono la spesa di un ducato e venti carlini per la “Festa della Vergine SS. dell’Addolorata” e di altri venti carlini per la banda; era il 30 ottobre 1833 e Badessa del Monastero di Santa Maria di Loreto la rev. donna Maria Teresa Severini (1820-1835 circa). Il Capitolo Parrocchiale di San Rocco non poté rimanere fermo davanti a tanta affezione verso la Vergine Dolorosa, sicché il 26 novembre 1848 fu celebrata la festività dell’Addolorata, dopo che l’arciprete don Angelo Franchini (1840-1894) ne aveva ottenuto l’autorizzazione dall’Intendente di Terra di Bari e dal Vicario Generale diocesano, don Michele Garruba, il 15 novembre dello stesso anno. In questo clima di profonda e diffusa devozione l’Addolorata divenne Compatrona di Valenzano assieme a San Rocco. La Giunta Municipale, guidata da sindaco Gaetano Squicciarini (1860-1865), sancì definitivamente il culto patronale con il finanziamento delle spese necessarie “per sollennizzare la Festa dell’Addolorata”, così come appare in una delibera del 7 dicembre 1862. Il Capitolo Parrocchiale aveva fissato, nella conclusione del 4 luglio 1865, addirittura una penale di sei carlini per i sacerdoti che fossero mancati alle processioni del Protettore San Rocco e dell’Addolorata, ormai accomunati alla generale venerazione dei valenzanesi.
L’attaccamento filiale alla Vergine Santissima è testimoniato in altri documenti dell’epoca. Il 17 marzo 1871, il sindaco Francesco de Toma (1870-1872) chiese l’autorizzazione all’arcivescovo mons. Francesco Pedicini (1858-1885) di “onorare la SS.ma Madre de’ Dolori con delle funzioni in chiesa e con delle processioni, visto un caldo fervore ed una incomprensibile divozione…pel perdono ed intercessione dei peccati”. Il culto popolare ottocentesco si manifestò con offerta di doni e di ex-voto, alcuni dei quali sono giunti ai nostri giorni. Il corredo della sacra immagine dell’Addolorata si arricchì di un secondo spadino da processione, più piccolo e più sobrio del precedente, in argento fuso, e di una notevole corona da altare dorata ed impreziosita con gemme; quest’ultima purtroppo rubata qualche anno fa. Si conserva, infine, una piccola tela ex-voto raffigurante un “miracolo di Maria SS.ma Addolorata ad Antonio Rogondino”, salvato dalla caduta da un’alta finestra per intercessione della Vergine, che gli appare mentre termina la sua caduta in una caldaia, sano e riconoscente.
Il culmine della devozione fu raggiunto con la fondazione della Confraternita a Lei dedicata, la “Pia Unione di Confratelli e Consorelle sotto il titolo di Maria Santissima Addolorata”, approvata il 27 aprile 1888 dall’arcivescovo mons. Ernesto Mazzella (1887-1897). La Confraternita era retta, a quell’epoca, da uno statuto di dieci articoli, compilato dall’arciprete Franchini il 20 maggio dello stesso anno ed approvato dall’arcivescovo il primo giugno, sempre 1888. La volontà di fondare un’associazione religiosa in onore della Beatae Mariae Virginis Septem Dolorum era stata espressa nella lettera prima citata del sindaco de Toma a mons. Pedicini, già nel 1871: “la Deputazione rendevasi certa la detta popolazione che tutto potevano ottenere mercé l’intervento delle Autorità sì Amministrativa, che Ecclesiastica, tanto che dopo Pasqua, ‘Deo placente’, vedrassi per una congregazione, almeno di spirito…ed Ella ne conosce qualche cosa per mezzo del teologo Signor D’Aloja”. Apprendiamo, dunque, l’intervento a favore dei supplicanti valenzanesi di don Francesco D’Aloja (1820-1906), canonico della Cattedrale e discendente di don Vincenzo D’Aloja (1743-1824), sacerdote e letterato; don Francesco dovette avere un peso decisivo nel favorire la procedura per l’ottenimento delle necessarie autorizzazioni ecclesiastiche per la Confraternita dell’Addolorata del suo paese.
Il domicilio della Confraternita era situato nella chiesa delle ex Monache Benedettine (già di Santa Maria di Loreto), “conceduta dal Municipio sotto date condizioni, giusta i deliberati 17 gennaio, 20 aprile e 30 giugno 1895 debitamente approvati”. Nel 1897 la Confraternita contava ormai cinquantotto confratelli e settanta consorelle; nella chiesa delle Benedettine, essa continuò il culto che le Monache, costrette di forza ad abbandonare il Monastero, avevano per secoli dedicato a San Benedetto, a Sant’Anna, alla Natività di Maria SS.ma e vi faceva celebrare una messa ogni domenica dell’anno; nella chiesa matrice di San Rocco, invece, la Confraternita faceva celebrare un settenario ed una messa cantata in occasione di ciascuna delle due festività annuali dell’Addolorata: il 15 settembre ed il 21 novembre (festa dei Dolori di Maria).
Il culto seguitò a fervere anche nei decenni successivi: negli anni 1911-1914 si celebrarono le festività dell’Addolorata nei mesi di settembre e novembre, con la debita autorizzazione dell’arcivescovo mons. Giulio Vaccaro (1898-1924); è ora il Priore della Confraternita che, con il visto dell’arciprete don Daniele Ventrella (1894-1917), si fa promotore dei festeggiamenti verso “la Protettrice Maria SS.ma Addolorata con funzioni religiose, messa solenne e processione pel paese con accompagnamento di banda musicale”. Nel 1936 l’arciprete don Michele Lucente fece costruire nella Chiesa Matrice di San Rocco un altare dedicato all’Addolorata, dove venne collocata l’antica statua, trasferendola dalla chiesa delle Monache. La devozione non diminuì neppure quando la crisi delle vocazioni degli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso colpì anche la Confraternita, che a Valenzano vide ridursi gli iscritti a soli quattro confratelli e trenta consorelle.
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In un interessante documento dell’epoca si legge: “Stante che il Venerdì Santo habbiamo da fare una processione, dove vi saranno alcuni misteri della Passione,…supplico V.S. Rev.ma mi farci favore darmi Licenza di poter andare e farla con detti misteri, tanto più che il Signor Arciprete ci favorisce d’accompagnarci”. Tale richiesta fu inoltrata alla Curia Arcivescovile di Bari il 10 aprile 1671 dal Padre Guardiano del Convento di Santa Maria di San Luca, frà Niccolò da Casamassima; il nullaosta arrivò dall’arcivescovo mons. Giovanni Granafei (1666-1683) nello stesso giorno, diretto all’arciprete don Berardino Azzone (1659-1683), il quale doveva partecipare alla processione accompagnato dai sacerdoti capitolari e, probabilmente, anche dalle quattro congreghe allora esistenti (SS. Sacramento, SS. Rosario, Purgatorio, S. Rocco). Il documento è importante perché attesta la nascita della processione dei Misteri a Valenzano. Furono i Frati Francescani che con le loro ricostruzioni visive del dramma della Passione operarono in profondità nello spirito e nella fantasia dei valenzanesi del 1600, cercando nella Mater Dolorosa compartecipazione e consolazione ai loro dolori.
Nel corso del secolo successivo la processione del Venerdì Santo si consolidò e vide aggiungersi alle statue dei Misteri quella dell’Addolorata. La statua che noi oggi veneriamo ed ammiriamo della Vergine dei Dolori, a mezzo busto con viso e mani in legno pregiato e di scuola napoletana, non è stata datata, ma la presenza dello splendido spadino che le trafigge il cuore, in lamina d’argento sbalzata ed in puro stile rococò, attesta la presenza di un simulacro dell’Addolorata già nel XVIII secolo.
Nel 1814, papa Pio VII (1800-1823) istituì ufficialmente nel calendario liturgico la festività della Vergine Addolorata il 15 settembre, estendendo così la devozione anche oltre i riti della Settimana Santa, ai quali il culto era rimasto fino ad allora unito. Le volontà della Santa Sede, che ai primi decenni del 1800 si andavano in tal modo manifestando, si realizzarono ben presto a Valenzano e le nuove efficaci artefici di questo culto mariano, dopo i Frati Minori, furono le Monache Benedettine: queste sopportarono la spesa di un ducato e venti carlini per la “Festa della Vergine SS. dell’Addolorata” e di altri venti carlini per la banda; era il 30 ottobre 1833 e Badessa del Monastero di Santa Maria di Loreto la rev. donna Maria Teresa Severini (1820-1835 circa). Il Capitolo Parrocchiale di San Rocco non poté rimanere fermo davanti a tanta affezione verso la Vergine Dolorosa, sicché il 26 novembre 1848 fu celebrata la festività dell’Addolorata, dopo che l’arciprete don Angelo Franchini (1840-1894) ne aveva ottenuto l’autorizzazione dall’Intendente di Terra di Bari e dal Vicario Generale diocesano, don Michele Garruba, il 15 novembre dello stesso anno. In questo clima di profonda e diffusa devozione l’Addolorata divenne Compatrona di Valenzano assieme a San Rocco. La Giunta Municipale, guidata da sindaco Gaetano Squicciarini (1860-1865), sancì definitivamente il culto patronale con il finanziamento delle spese necessarie “per sollennizzare la Festa dell’Addolorata”, così come appare in una delibera del 7 dicembre 1862. Il Capitolo Parrocchiale aveva fissato, nella conclusione del 4 luglio 1865, addirittura una penale di sei carlini per i sacerdoti che fossero mancati alle processioni del Protettore San Rocco e dell’Addolorata, ormai accomunati alla generale venerazione dei valenzanesi.
L’attaccamento filiale alla Vergine Santissima è testimoniato in altri documenti dell’epoca. Il 17 marzo 1871, il sindaco Francesco de Toma (1870-1872) chiese l’autorizzazione all’arcivescovo mons. Francesco Pedicini (1858-1885) di “onorare la SS.ma Madre de’ Dolori con delle funzioni in chiesa e con delle processioni, visto un caldo fervore ed una incomprensibile divozione…pel perdono ed intercessione dei peccati”. Il culto popolare ottocentesco si manifestò con offerta di doni e di ex-voto, alcuni dei quali sono giunti ai nostri giorni. Il corredo della sacra immagine dell’Addolorata si arricchì di un secondo spadino da processione, più piccolo e più sobrio del precedente, in argento fuso, e di una notevole corona da altare dorata ed impreziosita con gemme; quest’ultima purtroppo rubata qualche anno fa. Si conserva, infine, una piccola tela ex-voto raffigurante un “miracolo di Maria SS.ma Addolorata ad Antonio Rogondino”, salvato dalla caduta da un’alta finestra per intercessione della Vergine, che gli appare mentre termina la sua caduta in una caldaia, sano e riconoscente.
Il culmine della devozione fu raggiunto con la fondazione della Confraternita a Lei dedicata, la “Pia Unione di Confratelli e Consorelle sotto il titolo di Maria Santissima Addolorata”, approvata il 27 aprile 1888 dall’arcivescovo mons. Ernesto Mazzella (1887-1897). La Confraternita era retta, a quell’epoca, da uno statuto di dieci articoli, compilato dall’arciprete Franchini il 20 maggio dello stesso anno ed approvato dall’arcivescovo il primo giugno, sempre 1888. La volontà di fondare un’associazione religiosa in onore della Beatae Mariae Virginis Septem Dolorum era stata espressa nella lettera prima citata del sindaco de Toma a mons. Pedicini, già nel 1871: “la Deputazione rendevasi certa la detta popolazione che tutto potevano ottenere mercé l’intervento delle Autorità sì Amministrativa, che Ecclesiastica, tanto che dopo Pasqua, ‘Deo placente’, vedrassi per una congregazione, almeno di spirito…ed Ella ne conosce qualche cosa per mezzo del teologo Signor D’Aloja”. Apprendiamo, dunque, l’intervento a favore dei supplicanti valenzanesi di don Francesco D’Aloja (1820-1906), canonico della Cattedrale e discendente di don Vincenzo D’Aloja (1743-1824), sacerdote e letterato; don Francesco dovette avere un peso decisivo nel favorire la procedura per l’ottenimento delle necessarie autorizzazioni ecclesiastiche per la Confraternita dell’Addolorata del suo paese.
Il domicilio della Confraternita era situato nella chiesa delle ex Monache Benedettine (già di Santa Maria di Loreto), “conceduta dal Municipio sotto date condizioni, giusta i deliberati 17 gennaio, 20 aprile e 30 giugno 1895 debitamente approvati”. Nel 1897 la Confraternita contava ormai cinquantotto confratelli e settanta consorelle; nella chiesa delle Benedettine, essa continuò il culto che le Monache, costrette di forza ad abbandonare il Monastero, avevano per secoli dedicato a San Benedetto, a Sant’Anna, alla Natività di Maria SS.ma e vi faceva celebrare una messa ogni domenica dell’anno; nella chiesa matrice di San Rocco, invece, la Confraternita faceva celebrare un settenario ed una messa cantata in occasione di ciascuna delle due festività annuali dell’Addolorata: il 15 settembre ed il 21 novembre (festa dei Dolori di Maria).
Il culto seguitò a fervere anche nei decenni successivi: negli anni 1911-1914 si celebrarono le festività dell’Addolorata nei mesi di settembre e novembre, con la debita autorizzazione dell’arcivescovo mons. Giulio Vaccaro (1898-1924); è ora il Priore della Confraternita che, con il visto dell’arciprete don Daniele Ventrella (1894-1917), si fa promotore dei festeggiamenti verso “la Protettrice Maria SS.ma Addolorata con funzioni religiose, messa solenne e processione pel paese con accompagnamento di banda musicale”. Nel 1936 l’arciprete don Michele Lucente fece costruire nella Chiesa Matrice di San Rocco un altare dedicato all’Addolorata, dove venne collocata l’antica statua, trasferendola dalla chiesa delle Monache. La devozione non diminuì neppure quando la crisi delle vocazioni degli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso colpì anche la Confraternita, che a Valenzano vide ridursi gli iscritti a soli quattro confratelli e trenta consorelle.
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Il culto, ugualmente, non diminuì. Basti considerare il fatto che era prevista un’asta per portare a spalla la venerata statua dell’Addolorata durante il Venerdì di Passione (definito dai valenzanesi “la dì du u delore de Marì”) e durante il Venerdì Santo. La Processione della Desolata (quella appunto del Venerdì di Passione) era molto sentita dalla popolazione che accompagnava il simulacro della Vergine in cerca del Figlio per le vie del paese. Erano, infatti, due le bande che si alternavano con le note delle meste marce funebri.
Purtroppo la cecità e l’incompetenza di qualche sacerdote, nei decenni scorsi, ha permesso che la Chiesa di San Rocco fosse privata completamente di statue, in ottemperanza (???) con le disposizioni diocesane, in un’ottica puramente iconoclasta. Eccezion fatta per la venerata statua del Patrono San Rocco, infatti, tutte le restanti statue furono donate a vario titolo a privati e non. La statua dell’Addolorata fu abbandonata in uno stanzino della Chiesa del Padreterno, quasi a voler confinare oltre che la statua, lo stesso culto. Per non parlare del considerevole corredo, composto da corone, ex-voto e lampade processionali. Fortunatamente non tutto andò perduto.
Ma questo clima di inaudita ferocia nei confronti del culto verso la Vergine dei Dolori non poteva durare a lungo. I valenzanesi fecero fronte comune e convinsero, pertanto, il Parroco a riportare la statua alla venerazione del popolo.
Oggi la devozione è ritornata ad essere, come era alle origini, legata ai riti della Settimana Santa ed il culto dell’Addolorata è ancora vivissimo; sono in aumento le adesioni alla Confraternita, la quale, dopo che l’ultimo Priore, Emanuele Caringella, lasciò la Pia Unione nel 1978, è ora retta dalle sole consorelle. Il 15 settembre 2007 nella Chiesa Matrice di San Rocco è stata incoronata la venerata statua di Maria SS. Addolorata e collocata nella nuova nicchia che la accoglie assieme al prezioso Crocifisso ligneo quattrocentesco di scuola senese.
Prima di quella data, infatti, la statua della Madre Dolorosa, veniva spostata dalla Chiesa del Padreterno alla Chiesa di San Rocco per il periodo quaresimale. Terminata la Settimana Santa, anche la statua dell’Addolorata veniva rinchiusa in una teca nascosta nella Chiesa del Padreterno (dal 2000 adibita all’adorazione perpetua del SS. Sacramento).
Attualmente la Confraternita continua a far celebrare il Settenario in preparazione alla Festa dei Dolori di Maria, il 21 novembre, mantenendo vivo il culto mariano a Valenzano.
La Provvidenza ha voluto, infine, che fosse ritrovato un antico abito dell’Addolorata, ricamato a mano con fili d’oro e con pregiati merletti (volgarmente detto “abito a festa”, in contrapposizione con l’abito completamente nero, detto “a lutto”). L’abito fu, molto probabilmente, commissionato dalla Confraternita dell’Addolorata sul finire del XIX secolo. La Confraternita, unitamente al Parroco della Chiesa Matrice di San Rocco, si sta già interessando per le future fasi di restauro, al fine di far rindossare al simulacro dell’Addolorata il pregiato abito che l’adornava da sempre.
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Purtroppo la cecità e l’incompetenza di qualche sacerdote, nei decenni scorsi, ha permesso che la Chiesa di San Rocco fosse privata completamente di statue, in ottemperanza (???) con le disposizioni diocesane, in un’ottica puramente iconoclasta. Eccezion fatta per la venerata statua del Patrono San Rocco, infatti, tutte le restanti statue furono donate a vario titolo a privati e non. La statua dell’Addolorata fu abbandonata in uno stanzino della Chiesa del Padreterno, quasi a voler confinare oltre che la statua, lo stesso culto. Per non parlare del considerevole corredo, composto da corone, ex-voto e lampade processionali. Fortunatamente non tutto andò perduto.
Ma questo clima di inaudita ferocia nei confronti del culto verso la Vergine dei Dolori non poteva durare a lungo. I valenzanesi fecero fronte comune e convinsero, pertanto, il Parroco a riportare la statua alla venerazione del popolo.
Oggi la devozione è ritornata ad essere, come era alle origini, legata ai riti della Settimana Santa ed il culto dell’Addolorata è ancora vivissimo; sono in aumento le adesioni alla Confraternita, la quale, dopo che l’ultimo Priore, Emanuele Caringella, lasciò la Pia Unione nel 1978, è ora retta dalle sole consorelle. Il 15 settembre 2007 nella Chiesa Matrice di San Rocco è stata incoronata la venerata statua di Maria SS. Addolorata e collocata nella nuova nicchia che la accoglie assieme al prezioso Crocifisso ligneo quattrocentesco di scuola senese.
Prima di quella data, infatti, la statua della Madre Dolorosa, veniva spostata dalla Chiesa del Padreterno alla Chiesa di San Rocco per il periodo quaresimale. Terminata la Settimana Santa, anche la statua dell’Addolorata veniva rinchiusa in una teca nascosta nella Chiesa del Padreterno (dal 2000 adibita all’adorazione perpetua del SS. Sacramento).
Attualmente la Confraternita continua a far celebrare il Settenario in preparazione alla Festa dei Dolori di Maria, il 21 novembre, mantenendo vivo il culto mariano a Valenzano.
La Provvidenza ha voluto, infine, che fosse ritrovato un antico abito dell’Addolorata, ricamato a mano con fili d’oro e con pregiati merletti (volgarmente detto “abito a festa”, in contrapposizione con l’abito completamente nero, detto “a lutto”). L’abito fu, molto probabilmente, commissionato dalla Confraternita dell’Addolorata sul finire del XIX secolo. La Confraternita, unitamente al Parroco della Chiesa Matrice di San Rocco, si sta già interessando per le future fasi di restauro, al fine di far rindossare al simulacro dell’Addolorata il pregiato abito che l’adornava da sempre.
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- Testo tratto dall’articolo pubblicato sul Bollettino Parrocchiale della Chiesa Matrice di San Rocco nel 2001, scritto da Salvatore Camposeo.
- Foto a cura dello Studio Fotografico Francesco Ferri – Valenzano (Ba).